Il processo di industrializzazione tra fine Ottocento e inizio Novecento. Napoleone Leumann: imprenditore buono o buon imprenditore?
GIORNATA DI STUDIO – Collegno – Villaggio Leumann: 21 marzo 2015
Il processo di unificazione italiana seguì molteplici percorsi e strade a tratti tortuose. Un aspetto rilevante nel definirsi di un’identità comune, che poi avrebbe avuto riflessi fondamentali nella coscienza collettiva del Paese, fu il robusto intervento dell’industrializzazione, che ne accompagnò l’evoluzione a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Più in generale, attraverso il prisma dei percorsi che coinvolsero aree e zone importanti della Penisola nel loro trasformarsi dal punto di vista dell’attività economica e della composizione sociale nonché culturale, si possono leggere, in controluce, i vasti mutamenti della nostra società nei suoi momenti più significativi. Tanto più oggi, in un’età nella quale il transito verso forme di produzione post-industriale si riflette significativamente sulla consapevolezza di sé. L’intreccio tra lavoro e identità, infatti, rimane ineludibile e rimanda all’idea stessa di cittadinanza, intesa come condivisione non tanto di astratti valori bensì di un comune sentire, maturato attraverso l’esperienza che deriva dall’identità del lavoro. La storia del cotonificio Leumann, come quella del villaggio operaio che sorse nelle sue immediate adiacenze, costituisce quindi, da questo punto di vista, un importante spaccato di un più ampio processo di mutamento che chiamò in causa il rapporto tra territorio, cultura sociale e identità collettive nell’Italia liberale prima, in quella fascista poi e, infine, in età repubblicana. Di fatto, anche se con le discontinuità che derivarono infine dalla cessazione delle attività del cotonificio negli anni settanta del secolo scorso, una sorta di filo rosso si dipana nel corso del tempo, accompagnando per oltre cent’anni i mutamenti di una comunità non solo locale. I cui echi, peraltro, giungono fino ad oggi, tanto più dal momento che il sito residenziale continua non solo ad essere abitato ma è divenuto un centro di promozione culturale e di iniziative comuni rivolte all’intera realtà urbana dell’area ad Ovest di Torino. La ricostruzione delle vicende che hanno accompagnato sia l’insediamento dell’attività produttiva del cotonificio Leumann a Collegno, dal 1875 in poi, così come della costruzione delle residenze nell’omonimo villaggio, nonché il suo articolarsi come entità sociale a sé, ci restituisce – quindi – qualcosa di più di un tratto, sia pure significativo, della nostra storia economica, invitandoci semmai a riflettere non solo su quello che è stato ma anche su ciò che d’ora innanzi potrà essere di un tessuto di rapporti, relazioni, legami e di socialità che si è evoluto attraverso il tempo. Non di meno ci interroga su un punto nodale: in cosa consisteva, e di essa cosa rimane, di una cultura industriale che non si riduceva alla sola produzione e alla commercializzazione dei beni ma si poneva il problema del rapporto con i produttori medesimi, quegli operai che, con le loro famiglie, nel passaggio tra l’Ottocento e il Novecento stavano diventando parte integrante della comunità nazionale in quanto “cittadini”? Il villaggio Leumann, da questo punto di vista, ossia dalla sua ideazione fino all’attuale stato di preservazione, racconta di una complessa trama che dal 1875 in poi si è dipanata, dove un punto cardine è costituito dalla natura stessa del concetto di «villaggio operaio», nell’ottica sia di chi lo abitò come soprattutto di colui che lo ideò in quanto luogo dove raccogliere ed integrare quanti costituivano le maestranze del complesso produttivo. Il convegno intende quindi fare il punto, attraverso alcune riflessioni, sia di natura descrittiva che analitica, su questo insieme di elementi, cercando di dare un respiro problematizzante sul piano storico ma, nel medesimo tempo, aperto alle opportunità che i processi di integrazioni in atto nell’Unione europea offrono a chi intenda considerare il territorio come un soggetto attivo nel processi decisionali e in quelli di mutamento. Laddove, pur nella specificità delle singole esperienze locali, sussiste una memoria del lavoro che è anche il lavoro delle memorie.